lunedì 14 febbraio 2011


L'art. 25 della nostra costituzione prevede che "nessuno può essere distolto dal Giudice naturale precostituito per legge".
È sin troppo evidente che, i nostri padri costituenti - specie in relazione al periodo postfascista nel quale ponevano mano alla costituzione - con l'espressione "nessuno" abbiano inteso far ririmento a tutti i cittadini, Premier incluso. Si tratta di un principio fondamentale che rappresenta, ad un tempo, garanzia del cittadino nei confronti del potere giudiziario e del potere giudiziario nei confronti del cittadino: ciascuno ha il diritto di essere giudicato dinanzi al proprio giudice naturale ed a potervi far ricorso per chiedere tutela e, ad un tempo, il dovere di lasciarsi giudicare.

È un principio che, tuttavia, il Capo del Governo rifiuta sistematicamente di accettare, tradendo con ciò il giuramento fatto alla nazione: "Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell'interesse esclusivo della nazione".

La refrattarietà ad accettare il principio costituzionale del giudice naturale è il denominato comune dell'intera strategia difensiva politico-giudiziaria e mediatica attuata dal Presidente del Consiglio.
Il Giudice naturale cui le leggi assegnano il ruolo di processare qualsiasi cittadino imputato di prostituzione minorile e concussione è il Tribunale ordinario competente per territorio ma il Premier esige di esser giudicato dal Tribunale dei Ministri, Giudice naturale solo laddove si contesti ad un membro del Governo di aver posto in essere un reato nell'esercizio delle sue funzioni. Ma l'incapacità di accettare il principio del giudice naturale traspira dalle parole del Premier anche quando pensa ad un'eventuale condanna inflittagli dai giudici rossi e moralisti di non importa quale Tribunale (n.d.r. ordinario o dei ministri).
"In democrazia, il Giudice di ultima istanza è il popolo e, con esso il Parlamento", va ripetendo, infatti, il Presidente del Consiglio nelle ultime ore. Sbagliato, sbagliatissimo.
Il Giudice di ultima istanza è, naturalmente, la Suprema Corte di Cassazione ed invocare il giudizio del popolo o del Parlamento per sottrarsi a quello dei giudici oltre a confermare insofferenza verso l'art.25 della costituzione, dimostra anche una buona dose di confusione a proposito del principio della separazione dei poteri. Ce ne sarebbe abbastanza per convincersi che, a prescindere dall'esito dei processi nell'ambito dei quali se accetterà di lasciarsi giudicare, prima o dopo, verrà condannato o, magari, assolto, il Presidente del Consiglio ha, per certo, tradito il suo giuramento e la nostra costituzione.
Ma non basta.
Il cittadino Berlusconi, infatti, ultimamente, sembra divenuto refrattario a ricorrere al "giudice naturale" anche quando si tratta di tutelare i propri pretesi diritti. Qualsiasi cittadino che ritenga violata la propria privacy nel nostro Paese può, in prima istanza, rivolgersi - peraltro alternativamente ed in modo assolutamente discrezionale - al Garante per il trattamento dei dati personali o al Giudice ordinario. Nessuno dei due giudici, tuttavia, sembra soddisfare il Premier che, ancora una volta, ritenendo che la stampa abbia fatto carne da macello della propria privacy, raccontando al Paese i fatti per i quali i Giudici vorrebbero processarlo ha manifestato, per bocca del Ministro degli Esteri, Franco Frattini - nominato per l'occasione suo ennesimo legale di fiducia - ha manifestato l'intenzione di voler ricorre direttamente alla Corte Europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo, quella dinanzi alla quale, in genere, ricorrono i cittadini contro i Governi che calpestano i loro diritti!

"Il bombardamento mediatico compiuto attraverso la diffusione illegale, arbitraria e rateizzata di atti unilaterali e privi di qualsiasi rilevanza penale mette a repentaglio il diritto dei cittadini alla riservatezza, che nessuna facoltà di indagine e nessun diritto di cronaca, pur sacrosanti, potrà mai comprimere del tutto fino ad annullarlo". E' quanto si legge in un passaggio del documento dell'ufficio di presidenza del Pdl tenutosi ieri a palazzo Grazioli.
"A tal proposito - continua il documento - dispiace rilevare la assoluta inadeguatezza delle prese di posizione del garante per la privacy rispetto al diritto costituzionalmente protetto che tale autorità è chiamata a tutelare".
Curioso perché, per quanto sin qui noto, nelle ultime settimane i legali del Premier hanno chiesto l'intervento del Garante in una sola occasione, a proposito delle presunte foto del "re nudo" forse oggetto di oscure trattative e lo hanno ottenuto, in modo puntuale e tempestivo: il Garante ha avviato una pre-istruttoria, ha chiesto informazioni e si avvia, quindi, probabilmente, ad archiviare il procedimento per assenza di prove circa l'esistenza delle foto in questione o, comunque, di qualsivoglia eventuale ipotesi di illecito.
Altre istanze, per quanto si sa, non sono state rivolte né al Garante la cui attività, pure, viene aprioristicamente giudicata "inadeguata" dagli uomini del Premier né alla Magistratura che, pure, si ritiene di scavalcare, pretendendo di volare dinanzi ad un Giudice, in questo caso, ben poco "naturale" come la Corte Europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo.

Chi spiega al Premier ed ai suoi che non si può governare il Paese, tradendo, in modo sistematico, uno dei principi fondamentali della Costituzione sulla quale si è giurato di servire il Paese?

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