giovedì 2 febbraio 2012

DI VITTORIO ZUCCONI

Il tabernacolo vuoto

L’articolo 18 è, per molti, sacro come il tabernacolo è per i credenti. 

Lo so, ci ho creduto anche io, ho scioperato per difenderlo e ne ho tratto, come tanti della mia fortunata e incosciente generazione cresciuta negli anni del boom, enormi vantaggi. 
Chiesa di San Carlo Rigosa
C’è un solo problema: quel tabernacolo oggi è vuoto e il sacramento che dovrebbe proteggere e conservare là dentro – il lavoro – non c’è più.

 E i sacerdoti della chiesa sindacale sempre più vuota, dalla Camusso al bravissimo Landini, a tutti gli altri, lo sanno benissimo, ma non possono dire la verità ai fedeli, perché sarebbe come per il Papa dire che Dio non c’è.

 Protesteranno, si agiteranno, lotteranno, si batteranno con ogni forza residua, resisteranno fino a quando potranno, ma negozieranno, perché non ci sono alternative reali che non siano chiacchiere da spettacolini televisivo, esternazioni da blog o cori da corteo.

 Lo Statuto dei Lavoratori era stato costruito per un tempo che non c’è più e per un’Italia che s’illudeva di poter continuare a crescere ai ritmi della ricostruzione e dunque di avere il problema di dividere la torta più equamente.

 E chi vi racconta di poterlo far rivivere è un truffatore che sa di truffare e che rimanda inutilmente (ma non per lui che ci guadagna sopra) la battaglia che si dovrebbe combattere, quella per creare più occasioni di lavoro.


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