giovedì 22 aprile 2010

I NUOVI SCHIAVI

STRASBURGO - I respingimenti degli immigrati da parte dell'Italia sono stati condannati dal Consiglio d'Europa. Un rapporto del Comitato per la prevenzione e la tortura (Cpt) dell'organizzazione per i diritti umani diffuso a Strasburgo, ha denunciato i "maltrattamenti" subiti dai migranti durante le operazioni di respingimento condotte dalle autorita' italiane e ha esortato il governo italiano a rivedere le modalita' delle intercettazioni in mare in modo da "assicurare che tutte le persone sotto la sua giurisdizione, comprese quelle intercettate fuori dalle acque territoriali, ricevano le necessarie cure mediche e l'assistenza umanitaria".
Rosarno/Castel Volturno - The Return/Uncut Version
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Spedizioni Punitive Notturne Immotivate: calci, pugni, sputi, paghe da fame e vita in strada con rivelazioni relative all'uccisione di due Africani... Questo è quello che raccontano gli Immigrati Africani in questo documentario, versione integrale...




Rosarno, immigrati schiavizzati. La rivolta? Contro i caporali

27/04/2010 12:18 | LAVORO - ITALIA


di Stefano Galieni (Liberazione del 27 aprile 2010)
L’operazione “Migrantes”, che ha portato nella Piana di Gioia Tauro all’arresto di 31 persone, in gran parte italiane, accusate di gestire lo sfruttamento schiavistico dei lavoratori migranti poteva essere effettuata già da anni. Le condizioni di vita di chi viveva a Rosarno, il paese passato alla cronaca per la rivolta del 7 gennaio scorso, nella cui periferia vivevano in condizioni sub umane circa 2500 lavoratori, erano note da sempre. Il ricatto si può snocciolare nelle cifre che venivano corrisposte in una giornata di lavoro: dai 10 ai 25 euro per 12 ore almeno, una parte dei quali finiva nelle tasche dei “caporali” che fungevano da intermediari per il lavoro e trasportavano i braccianti. Il calcolo del giro di affari che questo sfruttamento procurava è, secondo la procura di circa 290 milioni di euro. Chi accettava quelle condizioni, soprattutto lavoratori provenienti dall’africa sub sahariana, si ritrovava a lavorare in Campania, Calabria e Puglia, seguendo il ritmo dei raccolti ma sempre legato mani e piedi a questa fitta rete di cui probabilmente è emersa solo una infinitesima parte. E i lavoratori da anni denunciavano queste condizioni, ma finivano inascoltati e spesso non potevano neanche adire a vie legali sia per la paura sia perché la legislazione vigente punisce in questi casi con una multa lo sfruttatore e con l’espulsione chi è schiavizzato. Il tutto in una condizione di violenza continua, subita in silenzio, nel terrore provato ogni volta che si provava a farsi vedere in giro in paese o a chiedere il proprio salario. La rivolta di gennaio era maturata negli anni, nella rabbia e nell’indifferenza, nel senso di oppressione continua da cui non sembrava non si potesse uscire. Dopo i fatti di gennaio il ministro Maroni ebbe il coraggio di dire che tutto era imputabile alla “eccessiva tolleranza dimostrata da regione e governo di centro sinistra nei confronti dei migranti irregolari”, una affermazione che suona come grottesca in un contesto in cui la criminalità organizzata domina pressoché incontrastata il territorio. Da allora molte cose sono accadute, gli undici immigrati rimasti feriti dalle aggressioni dei “cittadini rosarnesi” hanno avuto un permesso di soggiorno temporaneo, gli altri o sono finiti nei centri di accoglienza e per richiedenti asilo di Crotone e Bari o sono dispersi per il centro sud, solo a Roma sono in circa 120, in gran parte vivono in alcuni centri sociali e hanno costituito una associazione ALAR (Associazione dei Lavoratori Africani di Rosarno) che non solo ha aperto un tavolo di discussione con la prefettura ma si è posta l’obbiettivo di impedire il ripetersi di episodi come quello di gennaio attraverso una presa di coscienza politica. In 200 sono rimasti o tornati a Rosarno, dormono dove possono hanno difficoltà a trovare altre soluzioni lavorative e temono di ripiombare nella tensione. Si perché l’operazione di polizia non solo ha portato all’arresto dei caporali e allo smantellamento di una piccola ma ramificata organizzazione che probabilmente intratteneva rapporti con tutte le grandi organizzazioni criminali del Mezzogiorno, ma anche al sequestro di 20 aziende e circa 200 terreni per un valore complessivo di 10 milioni di euro e all’ emergere di frodi ai danni degli enti previdenziali. In pratica c’erano abitanti del paese che recepivano le indennità e in quanto risultanti lavoratori in agricoltura pur non esercitando affatto tale mestiere e c’erano proprietari terrieri che dichiaravano di avere alle proprie dipendenze pochissimi addetti a fronte di tonnellate di prodotti raccolti. L’associazione “Da Sud” nata per combattere le mafie e che sin dall’inizio aveva seguito la vicenda, ha realizzato un dossier dal titolo “Arance insanguinate” che segue il percorso già tracciato da un giornalista lo scorso anno con il volume “Gli africani salveranno Rosarno, e forse anche l’Italia”. Soprattutto il dossier analizza in maniera sistematica quanto avvenuto prima e dopo i fatti di gennaio e, a quanto si dice, il testo è risultato materiale utile per le indagini così come lo sono state le testimonianze rese da alcuni lavoratori ancora presenti nei centri di accoglienza che hanno ottenuto, per ciò, un permesso di soggiorno. In conferenza stampa gli investigatori hanno affermato che tali testimonianze sono state suffragate da intercettazioni ambientali. Gli esponenti di “Da sud” nel considerare le notizie odierne come un buon auspicio, fanno appello alle forze politiche e sindacali nel timore che a Rosarno riesplodano tensioni contro i lavoratori migranti. Domenica scorsa, a Reggio Calabria, alla maratona “Corrireggio” hanno partecipato anche una trentina di lavoratori di Rosarno per chiedere regolarizzazione e la possibilità di vivere in pace con tutti. Anche fra i lavoratori africani presenti a Roma si respira da una parte la soddisfazione nel veder riconosciute come veritiere le proprie affermazioni, dall’altra il timore che rinascano tensioni e che si inneschino meccanismi di rivalsa. Sarà importante vedere cosa accadrà il Primo maggio, quando i segretari generali confederali saranno presenti ad una manifestazione indetta da tempo proprio a Rosarno per dichiarare il proprio impegno contro il lavoro nero e la criminalità.
Giungono anche le prime reazioni politiche, soprattutto dalla sinistra. Maurizio Musolino, responsabile immigrazione per il PdCI, chiede che agli immigrati sfruttati a Rosarno venga immediatamente concesso un permesso di soggiorno. Roberta Fantozzi, della Segreteria nazionale del Prc auspica invece che il ministro Maroni abbia la dignità di scusarsi con i lavoratori africani. «Se c’è stata acquiescenza – ha dichiarato – questa è stata verso lo sfruttamento e il lavoro nero, non certo verso gli immigrati». Dello stesso tenore la parlamentare del Pd Rosa Villecco Calipari, mentre il sottosegretario al ministero dell’interno Mantovano, come se nulla fosse, dichiara che il governo aveva avuto ragione nelle sue scelte.
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