PROTEZIONE CIVILE
Bertolaso lancia l'allarme su Ischia "Un vulcano con il colpo in canna"
Il capo della Protezione civile spiega che sull'isola la camera magmativa
del monte Epomeo si sta caricando E per il rischio Vesuvio è necessario
allargare la zona rossa e fare piani di evacuazione anche per Napoli
Non è il Vesuvio ma Ischia il vulcano che preoccupa di più gli scienziati.
Lo ha rivelato il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso nel corso di un incontro con la stampa estera per fare il punto della situazione sui vulcani italiani e sui rischi connessi ad un'eruzione.
"Il vulcano che potenzialmente ha il colpo in canna peggiore di tutti - ha spiegato Bertolaso - è l'isola di Ischia, dove l'ultima eruzione si è registrata nel 1.300, ma il monte Epomeo è cresciuto in altezza di 300 metri - ha detto - Si sta caricando la camera magmatica che potrebbe in un futuro lontano provocare un'eruzione". Bertolaso ha chiarito che "non vi sono al momento ragioni per temere che si risvegli, ma ciò può sempre avvenire e dunque va costantemente monitorato".
Il capo della Protezione civile, comunque, non sottovaluta i rischi legati al Vesuvio e ha sottolineato che è necessario allargare la zona rossa del vulcano di Napoli, di conseguenza, andranno rivisti i piani di evacuazione, che non riguarderanno più 500-600mila persone ma oltre un milione di cittadini.
"Il Vesuvio - ha affermato Bertolaso - è il più grande problema di protezione civile che c'è in Italia, perché ci sono interi paesi costruiti nella zona del vulcano che sarebbe invasa da un'eruzione.
Al momento il vulcano è tranquillo ma sappiamo bene che la situazione, il giorno in cui il Vesuvio si risveglierà, sarebbe assolutamente drammatica". Tanto per far capire quello che potrebbe succedere, Bertolaso ha illustrato alcuni scenari prefigurati dagli scienziati, ricordando che l'eruzione sarebbe preceduta da terremoti con conseguenze "paragonabili a quello che è accaduto a L'Aquila il 6 aprile dell'anno scorso" e sottolineando che per l'evacuazione dei cittadini ci sarebbe al massimo una settimana di tempo, molto più probabilmente tre-quattro giorni.
"Nella fascia rossa ci sono attualmente 18 comuni abitati ufficialmente da 500mila cittadini, dunque diciamo almeno da 650-700mila - ha premesso il capo della Protezione Civile - Tutti questi sarebbero interessati da terremoti, colate piroclastiche, colate di cenere e fango che andrebbero ad interessare buona parte del territorio". L'esplosione del vulcano, inoltre, "provocherebbe una colonna di fumo e lapilli alta fino a 20 chilometri e la caduta di cenere interesserebbe una zona compresa tra Salerno e quella al confine tra Lazio e Campania".
Infine, al suolo ricadrebbero due metri di cenere per ogni metro quadro, facendo di fatto collassare molti edifici. Per evitare inutili allarmismi, Bertolaso ripete che si tratta di "scenari che non vanno presi per oro colato".
Ed è per questo che "abbiamo chiesto alla commissione di rielaborarli, in modo da vedere se bisogna allargare la zona rossa e predisporre piani di evacuazione per almeno un milione di cittadini, tra cui molti di Napoli".
La legge regionale della Campania con cui si garantiva il pagamento di una nuova abitazione per chi avesse lasciato spontaneamente la zona rossa, secondo il capo del Dipartimento della Protezione Civile, "è stata un fallimento".
"C'è gente che ha preso i soldi, si è costruita una nuova casa e poi ha affittato la vecchia sul Vesuvio", ha spiegato.
Ovviamente, ha detto, "non deve essere più permesso che si costruisca nessuna abitazione nella zona rossa, di questo parleremo anche con la Regione".
Quanto a Stromboli Bertolaso ha precisato che "è alto quanto l'Etna ma i due terzi si trovano sottacqua". Stromboli, dopo la lezione del 2002 è il vulcano "più controllato d'Europa", ha aggiunto, "ci sono delle telecamere che ci permettono di controllarne il comportamento e di attivare quindi le misure di protezione".
Il capo della Ptotezione civile ha poi annunciato il via alla campagna di indagine, verifica e monitoraggio dei vulcani sommersi nel mar Tirreno e nel canale di Sicilia. "Dobbiamo alzare il velo sui 13 vulcani sommersi nel mar Tirreno e nel canale di Sicilia, che nessuno ha mai studiato, e sentire il loro polso per capire attraverso la conoscenza della struttura geomorfologica quali sarebbero le conseguenze se riprendessero l'attività - ha detto Bertolaso - Scandagliando i fondali con un sonar potremmo calcolare eventuali tsunami".
Un lavoro del genere non è mai stato fatto in tutto il mondo, ha precisato.
Agli studi prenderà parte anche una commissione internazionale di esperti di vulcanologia sottomarina.
Bertolaso ha sottolineato l'importanza di "lavorare per sviluppare la conoscenza", precisando che oggi è stata firmata in proposito "un'ordinanza di Protezione Civile per intervenire con tecnologie ultramoderne", tra cui "sommergibili con telecamere". La spesa di questa campagna di indagini dovrebbe aggirarsi al di sotto dei 10 milioni di euro, ha spiegato Bertolaso sottolineando che "prevenire costa sempre meno che riparare il danno".
Questi vulcani sommersi, ha spiegato, formano una linea continua dall'Etna alle Eolie e poi verso il Vesuvio.
Tra questi ci sono la famosa isola Ferdinandea, che si trova nel canale di Sicilia, ora a 15 metri di profondità, il Marsili che si estende per 50 km di lunghezza per 20km di larghezza e il Vavilov.
"Non è l'eruzione in sè di questi vulcani che preoccupa ma la possibilità che l'eruzione provochi il distacco di una parete, come accadde il 30 dicembre del 2002 a Stromboli, dove il distacco di una parete provocò uno tsunami", ha aggiunto.
(27 aprile 2010) © Riproduzione riservata
Giovanni Fasanella: Avvertito il brontolìo di tredici vulcani sommersi
nel Tirreno, il Vesuvio è sempre più insidioso, l'Epomeo di Ischia ha
addirittura il "colpo in canna", una linea di fuoco si estende dal
canale di Sicilia al Golfo di Napoli minacciando uno tsunami
sino alla costa ligure.
Leggevo queste notizie e riflettevo conqualche preoccupazione
sul nostro futuro: "Vaccaboia! La Lega conquisterebbe la maggioranza
assoluta".
MARTA.....:Per forza, la Padania sorga su un'eletta pianura alluvionale, dove i terremoti non ci sono e prosperano le trote.
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I VULCANI CAMPANI
I vulcani campani, dove sono e quanto fanno paura
giovedì 29 aprile 2010
Il Vesuvio domina il golfo di Napoli ed è considerato il più pericoloso dei vulcani italiani
Nel mondo sono circa 500 i vulcani attivi sulle terre emerse, ma ancora non si ha una statistica precisa sul numero di quelli attivi subacquei. Quelli attivi sono concentrati nelle aree dove entrano in contatto le placche in cui è suddivisa la litosfera, la parte più esterna e rigida della Terra. L'area del mondo più ricca di vulcani attivi è quella che circonda l'Oceano Pacifico, chiamata 'cintura di fuoco'. Concentrazioni di vulcani si trovano nel Mediterraneo e in particolare in Italia, dove ai margini del Mar Tirreno e del Mar Ionio si trovano 5 vulcani attivi. Il Vesuvio a sud di Napoli; i Campi Flegrei a nord di Napoli, l'Etna a nord di Catania, lo Stromboli nella più settentrionale delle isole Eolie; Vediamo la situazione in Campania:
VESUVIO. Alto circa 1.280 metri. Domina il golfo di Napoli. E sebbene sembri dormire di un sonno profondo, dopo l'ultima eruzione del 1944, è considerato il più pericoloso dei vulcani attivi italiani, anche perché alle sue pendici vivono ormai oltre 700 mila abitanti distribuiti in 19 paesi. Le sue eruzioni più temute sono quelle caratterizzate da attività esplosiva, con lanci di scorie, scorrimento di flussi piroclastici, veri e propri torrenti di gas e materiali ad alta temperatura, e colate di fango. Oltre a quella storicamente più famosa del 79 dopo Cristo, che distrusse Ercolano e Pompei, ebbe caratteristiche analoghe anche l'eruzione esplosiva del 1631, anche se di più modesta entità. L'eruzione del 1906 rappresenta la manifestazione più violenta dell'attività del Vesuvio nel corso del 1900. Quella del 1944, eruzione 'terminale', esplosiva e effusiva, è stata l'ultima in ordine di tempo e ha ostruito il condotto del vulcano. Dai 700 terremoti registrati nel 1999 si è passati a circa 80 del primo semestre 2007, con sismi di magnitudo che raramente risultano maggiori di 3.0. Oltre 250 quelli registrati nel 2006, meno di 200 nel 2005 e 2004. Il vulcano è ora in quiescenza e caratterizzato da un sistema idrotermale che alimenta un campo di fumarole all'interno del cratere. I primi monitoraggi risalgono alla seconda metà dell'800 ma un moderno sistema di monitoraggio è iniziato negli anni settanta, con le prime stazioni sismiche della rete permanente. Tre le grandi eruzioni: quella delle Pomici di Mercato (avvenuta 8mila anni fa), l'eruzione delle Pomici di Avellino (3.800 anni fa) e l'eruzione di Pompei (nel 79 d.C.)
CAMPI FLEGREI - L'area vulcanica dei Campi Flegrei è stata sempre caratterizzata da intensi fenomeni deformativi, con forti variazioni del livello del suolo. Le manifestazioni più recenti di questi fenomeni sono rappresentate dalle due crisi di bradisismo del '70-'72 e del '82-'84, durante le quali si è verificato un sollevamento massimo complessivo di oltre 3 metri. In occasione di queste crisi si è avuta una intensa attività sismica. In particolare l'ultima crisi è stata accompagnata da oltre 10mila terremoti, spesso in sciami. In questi periodi di rapida deformazione del suolo si è osservato anche un incremento dell'attività idrotermale nella zona della Solfatara, in cui si trova un esteso campo di fumarole. Dopo il 1984 il suolo dei Campi Flegrei ha ripreso il processo di abbassamento che lo caratterizza. Dal 2004, l'area mostra un trend in leggero sollevamento. Intenso il fenomeno bradisismico. Tra il 1970-72 e il 1982-84 gli abitanti dell'area flegrea, e di Pozzuoli, sono stati testimoni e vittime di un sollevamento del suolo che, in pochi mesi, ha portato a un livello di circa 3.5 metri più alto. ISCHIA - Ultima eruzione nel 1302. Il sistema di sorveglianza dell'Osservatorio Vesuviano non evidenzia variazioni significative nello stato di attività. A Ischia sono installati strumenti per il monitoraggio continuo della sismicità e delle deformazioni del suolo. Le emissioni di gas sono monitorate con campionamenti periodici. Si effettuano campagne per la misura di particolari parametri geofisici e geochimici. I dati prodotti dagli strumenti in continuo e dalle campagne di misura sono analizzati da sistemi automatici e controllati dai ricercatori dei diversi settori. In passato sull'isola si sono verificati forti terremoti che hanno provocato danni. In particolare, gli eventi sismici del 1881 e 1883 ebbero effetti disastrosi. Il terremoto del 4 marzo 1881 provocò gravi danni a Casamicciola e a Lacco Ameno e fu avvertito anche in altre zone. Il terremoto del 28 luglio 1883 fu l'evento più catastrofico avvenuto sull'isola negli ultimi secoli. Il sisma distrusse gran parte della cittadina di Casamicciola e fu distintamente avvertito in tutta l'isola con particolare intensità a Lacco Ameno e Forio. Questo terremoto, avvertito anche a Napoli, fu seguito da numerose repliche. Le isole di Procida e Vivara, all'estremità nord-occidentale del Golfo di Napoli, tra Ischia e il Monte di Procida (Campi Flegrei), si sviluppano su un basso fondale (circa 20 metri), costituiscono un campo vulcanico caratterizzato dalla presenza di almeno sette centri eruttivi, che hanno dato essenzialmente eruzioni esplosive. L'attività vulcanica nell'area è cominciata circa 50mila anni fa, e si è protratta sino a circa 19mila anni fa, sovrapponendosi in parte all'attività di Ischia e della caldera
Ultimo aggiornamento ( giovedì 29 aprile 2010 )