UNO SCIOPERO PARTICOLARE
giustamente
.....UNO SCIOPERO PARTICOLARE
di Bruno Tinti
I magistrati scioperano.
Sono molto arrabbiati.
I processi, civili e penali, sono farse tragiche
che travolgono chi ha ragione e chi è innocente
e garantiscono l’impunità a chi ha torto e ai
colpevoli.
Ogni nuova legge in materia di Giustizia, dalla
depenalizzazione di fatto del falso in bilancio,
alla riduzione alla metà dei termini di prescrizione,
ai lodi Schifani e Alfano, al legittimo impedimento,
al blocco delle intercettazioni e alla futura
riforma Alfano è stata costruita per garantire
che la paralisi dei processi continui, anzi
peggiori.
Perché la classe dirigente ha la piena
consapevolezza che, con una giustizia
che funziona, la metà abbondante dei suoi
membri finisce in galera; e l’altro
sistema, strozzare organizzativamente ed
economicamente le strutturegiudiziarie,
non ha funzionato.
E’ vero che non c’è personale amministrativo,
computer, stampanti, fax, autovetture; è vero
che non ci sono nemmeno i locali: in metà dei
Tribunali italiani i giudici non hanno un ufficio
dove lavorare.
Ma tutto questo non ha impedito alla magistratura
italiana di essere seconda(dopo l’Olanda) come
produttività ed efficienza nell’intera UE.
La domanda è: come mai?
B&C lo sanno benissimo come mai; i cittadini
purtroppo no.
E lo sciopero dei magistrati serve a questo:
a far loro capire che è giusto che si incazzino
perché non riescono a farsi pagare dai loro
debitori e perché i delinquenti non stanno in
galera; ma che la colpa non è dei giudici.
E’ uno sciopero particolare: nessun giudice
va al mare o con i suoi bambini al parco giochi.
Stanno tutti a lavorare; in ufficio (dove c’è),
in aula d’udienza, in carcere ainterrogare i
detenuti. Lavorano, ma nel rispetto della legge.
Per esempio, le cause civili devono essere fatte
con l’assistenza del cancelliere;che non è una
cosa formale, sta lì perché deve scrivere il
verbale, riassumendoquello che dicono i 5 o 6
avvocati che litigano tra loro e il testimone
che non si sase sia falso o veritiero.
Questo lo deve decidere il giudice, il quale
quindi è bene che non faccia nello stesso tempo
il dattilografo.
Così prevede il codice di procedura (art 57 2° comma).
E poi il giudice deve scrivere solo la motivazione
delle sentenze, questo è il suolavoro; l’intestazione
gliela deve preparare il personale di cancelleria,
come avviene in ogni altro “civile” paese (art. 119
disposizioni di attuazione al codice).
Se si facesse così, il processo civile durerebbe
un decimo di quanto dura adesso:
non 8 anni ma meno di 10 mesi; e se Brunetta desse
dei fannulloni ai giudici, tuttigli riderebbero
dietro. Per questo i giudici civili hanno deciso
(per una settimana, è solo una dimostrazione)
che faranno solo i processi in cui la legge è
rispettata: gli altri stanno fermi.
E i giudici penali e i pm?
Ecco, faranno fare le notifiche solo agli ufficiali
giudiziari (art. 148, 151 codice di procedura).
Gli ufficiali giudiziari sono pochi?
Eh, pazienza, roba da Ministri, io che ne posso?
Vorrete mica che violi la legge? E poi smetteranno
le udienze alle 13, quandoi cancellieri, cui non
viene pagato lo straordinario, se ne vanno; altro
cherestare fino alle 8 di sera.
Ma così il processo penale durerà ancora più degli
attuali 7 anni e mezzo?
Eh, è vero, ditelo ad Alfano, Brunetta e B&C.
E per finire: ma proprio ai giudici che si sono
adattati a fare anche i facchini(basta andare in
un Tribunale alle 9 di mattina per trovare giudici
e pm, con tanto di toga, che spingono carrelli
carichi di fascicoli) gli levate il 25 % dello
stipendio?
E ad onorevoli, senatori, ministri, presidenti
di Regione etc. quanto è stato levato?
A Nello Veloce, Linda Sorbilli e Osvaldo Miniero
piace questo elemento.
Nello Veloce
Laura come sempre cogli ne segno...
la situazione sta diventando sempre più grave in
ogni settore pubblico, e in modo particolare per
quanto riguarda la magistratura... ho visto tanta
tristezza nei corridoi del tribunale di Ragusa,
dove quello che hai appena descritto attraverso
Bruno tinti è pura realtà.. ma la cosa che indigna
tutti, è che non basta il processo breve, non bastano
le intercettazioni ridotte o totalmente annullate,
non bastanoi tagli alle spese per le forze dell'ordine,
ma loro continuano ancora a strafare e ad essere
strapagati per quello che dovrebbero fare di serio
e che invece di giocare solo ai soldatini di pombo.
.. senza correre nemmeno il rischio d perdere una mano
o una gamba.. perchè non prenderanno mai il fuoco con
le proprie mani e tanto meno gli saranno così vicini
da lasciare che gli si fonda una gamba!!
lo sciopero gienerale a napoli oggi.
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CARCERI FUORI LEGGE
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Le carceri sono fuorilegge. Appello e adesioni
Antigone :: A buon diritto :: Carta
[20 Maggio 2010]
Un appello lanciato insieme da Antigone, A buon diritto, Carta per dare il via a una vera e propria vertenza nei confronti delle istituzioni affinché siano rispettati i diritti delle persone detenute. Le adesioni vanno inviate a carta@carta.org
In carcere non si rispettano le leggi. Chi non le rispetta fuori, viene messo dentro; chi mette dentro, le istituzioni democratiche, non le rispetta e basta. Quasi niente, nelle carceri, è come dovrebbe essere, funziona come dovrebbe funzionare, rispetta il dettato delle norme che dovrebbero regolare la vita penitenziaria. È trascorso quasi un anno dalla sentenza della Corte europea dei Diritti umani che ha condannato l’Italia per aver detenuto persone in meno di tre metri quadri. Una violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea, un’ipotesi di tortura o trattamento inumano o degradante. Oggi la situazione è peggiore di allora.
Il prossimo 20 settembre saranno dieci anni dall’entrata in vigore del Regolamento penitenziario, che guardava verso condizioni più dignitose di detenzione. In cinque anni era fissato il termine per adeguare le carceri ad alcuni parametri strutturali. Che ci fosse l’acqua calda, per fare solo un esempio. Ne sono passati dieci, di anni, e quasi ovunque gli edifici sono ancora fuori legge. Noi ci riteniamo da oggi in vertenza contro le istituzioni. Utilizzeremo ogni strumento legale a disposizione per far sì che lo Stato paghi il prezzo della propria illegalità.