Un attico sui rifiuti tossici
di Alessandro De Pascale
MILANO Le analisi della magistratura confermano i sospetti. Il nuovo quartiere modello Montecity-Santa Giulia, costruito sull’area ex Montedison, non sarebbe stato bonificato. Sostanze cancerogene nelle acque
I sospetti diventano, quasi, certezze. Sull’area industriale Montecity- Rogoredo, ex Montedison e oggi lottizzata dalla Santa Giulia spa, non è stata fatta alcuna bonifica. Così ieri mattina la Guardia di finanza ha disposto il sequestro preventivo della zona perché la falda acquifera sottostante l’area sarebbe inquinata con alcune sostanze pericolose per l’ambiente e la salute, anche cancerogene. Sulla carta doveva essere la zona modello di Milano. Già il nome della società che ha costruito l’area era tutto un programma: Risanamento, impresa dell’immobiliarista torinese Luigi Zunino, che gli istituiti di credito hanno salvato dalla bancarotta. Anche l’affare sembrava ottimo: 550 milioni di euro per comprare oltre un milione di metri quadri di terreni e investimenti per un miliardo e 100 milioni con la previsione di raddoppiare i ricavi. Ma ora per chi vive a Montecity-Santa Giulia, nel quartiere integrato a quattro chilometri dal Duomo, firmato dall’archistar Norman Foster, l’incubo è diventato realtà. La nuova città dentro la città, nata dalle ceneri dei vecchi capannoni industriali Montedison, è divisa in due: la parte nord destinata all’edilizia privata di lusso e quella sud lottizzata da decine di coop sia bianche che rosse. Nella parte alta, le case di lusso griffate si vendono a peso d’oro, visto che un monolocale da 70 metri quadri costa 450mila euro, un superattico con piscina privata da 300 metri quadri tre milioni di euro.
All’interno del nuovo quartiere erano previste strade, un sistema tramviario, servizi, parcheggi, negozi, scuole, asili e un polmone verde di 33 ettari. Ma al momento ci sono solo palazzi, un cantiere infinito, l’incubo dei rifiuti tossici. Che prima di costruire bisognava bonificare, lo si sapeva fin dal 1989, anno in cui è iniziata la caratterizzazione dei terreni alla ricerca dei veleni: solo nell’area sud, oltre 27mila. Del resto gli impianti chimici Montedison e le acciaerie Redaelli sorgevano proprio lì. Per farlo, nel 1992 la Regione Lombardia autorizza l’apertura di una discarica di servizio nella zona dove oggi sta nascendo il parco del quartiere. Per la bonifica arriva il re del mestiere, Giuseppe Grossi, titolare di varie società tra cui la Green holding e all’epoca amministratore delegato anche della controllata Sadi spa, arrestato nell’ottobre 2009 assieme a due suoi collaboratori. I magistrati accusano Grossi di aver gonfiato le fatture per creare fondi neri da decine di milioni di euro con la complicità di Rosanna Gariboldi, ex assessore provinciale a Pavia e moglie del deputato del Pdl Giancarlo Abelli, arrestata nel 2009. Tra le ipotesi, quella che al posto di bonificare siano stati seppelliti altri rifiuti tossici. «Tutto ciò non si sarebbe potuto verificare senza complicità o connivenza delle amministrazioni pubbliche che auguriamo siano presto individuate ed eliminate – dichiara Edoardo Bai, esperto di bonifiche di Legambiente - anche se purtroppo, ancora oggi non si vedono segni di ravvedimento. La commissione di inchiesta regionale non ha avuto il tempo di ottenere nessun risultato e anzi le aziende collegate a Grossi hanno continuato a fare affari nel campo delle bonifiche, come se nulla fosse accaduto», conclude Bai.
Lo stesso Giuseppe Grossi in un interrogatorio del dicembre 2009 ammette che «se si fosse fatta una bonifica si sarebbero dovuti spendere 400-500 milioni di euro e forse non sarebbero nemmeno bastati in ragioni delle dimensioni dell’area». Per non parlare del ruolo della ‘ndrangheta. «La Sadi - ammette Grossi - era in mano a un clan malavitoso calabrese». Anche Cesarina Ferruzzi, sua collaboratrice, ha confermato ai magistrati che «in realtà su quest’area non è stata fatta alcuna attività di bonifica, ma solo un piano scavi». Gli abitanti sono preoccupati, da quando è partita l’inchiesta. «Penso sia interesse di tutti sapere se possiamo far giocare nel parco i nostri bambini in sicurezza», ci spiegò un residente nel marzo scorso. Ora la risposta è arrivata. E non è delle migliori. Il parco Trapezio, ai cui confini sorge anche la scuola, sarebbe stato realizzato con terra di cui non si conosce la provenienza. Ma soprattutto sulla base dei controlli effettuati è risultato un inquinamento fortissimo da sostanze come mercurio, solventi, cloruro di vinile, tricloro metano ed etilene. I valori più alti sono nell’acqua della falda sospesa a 6-7 metri di profondità, in maniera minore in quella profonda 30 metri utilizzata anche dall’acquedotto pubblico. La svalutazione delle loro case, ora è dietro l’angolo. Legambiente si costituirà parte civile nel processo che ora vede nove nuovi indagati. Tra cui l’immobiliarista Luigi Zunino, l’ingegnere Claudio Tedesi, titolare di una società specializzata nelle bonifiche e direttore dell’Asm di Pavia, Silvio Bernabè ex amministratore delegato della Santa Giulia spa e Davide Albertini Petrone, direttore generale di Risanamento. Cui si aggiungono i vertici della Edilbianchi, la ditta che a Santa Giulia si è occupata del movimento terra.
http://www.terranews.it/news/2010/07/un-attico-sui-rifiuti-tossici