domenica 10 ottobre 2010
di Luigi De Magistris
Il caimano Berlusconi, nell’ormai tradizionale furore anti-pm, ha proposto una commissione parlamentare d’inchiesta sulla magistratura, rea evidentemente di considerarlo un cittadino come gli altri come previsto dall’art.3 della Costituzione. Tradotto vuol dire ribaltare la logica di guardie e ladri e mettere in discussione gli equilibri democratici che si fondano sulla separazione fra poteri e sulla loro reciproca autonomia. La commissione, infatti, come previsto dalla legge, avrà le medesime prerogative riconosciute ai pm: disporre intercettazioni e misure cautelari oppure effettuare perquisizioni. Siamo al paradosso: sono i ladri a vigilare e perseguire le guardie. E lo fanno infrangendo la Costituzione, che non prevede commissioni di tale natura. Comico, se non fosse tragico. Berlusconi definisce la magistratura come un’associazione a delinquere, precisando però –maliziosamente- che non tutta la magistratura è tale. In parte dice il vero. Anche nella magistratura infatti ci sono devianze, si realizza il killeraggio professionale fra colleghi, si persegue arricchimento personale e interesse particolare. Peccato che Berlusconi non indirizzi mai il sacro fuoco moralizzatore e giustizialista, che pure lo anima verso una ‘certa’ magistratura, anche nei confronti di quei pm e quei giudici incriccati, frequentatori di salotti piduisti, sensibili a carriera e denaro. Quelli sono esentati dalla crociata di Arcore, perché convenienti, anzi utilissimi. E’ tempo di svegliarsi. L’aggressione alla giustizia è l’aggressione ai nostri diritti democratici. Ci riguarda dunque tutti e tutti ci chiama ad agire.